martedì 31 luglio 2007

KIERKEGAARD



Auguri virtuali in ritardo! Scusate, sposini, ma nei giorni precedenti ero troppo occupata a farmi i capelli!

Dall'immagine a lato potete dirmi se ne sia valsa la pena...

No, eh?! Lo dico pure io!


E' stata una giornata particolare...
Mai assistito a una celebrazione così lunga... e con un caldo che rasentava i 40°! Due ore di messa! Cantata!

SIGNOOORE, PIETA'''!!!!


Però durante la cena ho imparato una cosa che non sapevo, il PARADOSSO DI KIERKEGAARD.




Dice: "Se ti sposi, te ne pentirai. Se non ti sposi, te ne pentirai lo stesso".




E se resti a fare l'invitato per tutta la vita?!

Il solito peracottaro

Ieri ho parlato col grande capo panzone.

Gli ho detto del colloquio e ho battuto cassa. Mi ha detto Vabbè... ma non ha capito un cavolo di quello che volevo dirgli. Si è riconfermato il solito arraffone peracottaro mischiacarte.

Io però ho capito.

Ho capito che qui le cose non cambieranno mai, che il regno del caos è in pieno rigoglio, altro che il mondo di Harry Potter!, che i meriti non vengono riconosciuti perchè non conviene ed è meglio sbattere porte e urlare che cercare di vedere e capire.


Gli ho dato tempo per pensare. poi me ne riserverò altrettanto io.

Ma adesso sono in silenzio. Non penso e non parlo. Solo sento che sono infelice.

E questa infelicità si è manifestata in modo netto, ora più che mai. Inutile far finta di niente.

Per questo DEVO agire...

o ASPETTARE, un momento più propizio, un'offerta più allettante, un sogno che si realizza...


Ecco!

Quando ho iniziato a scrivere volevo scrivere tutt'altro, ma poi è uscito questo: un magma, un rigurgito, un conato...


stram-mah!


martedì 17 luglio 2007

Manifesto (blogghistico)


Mi hanno cambiato il computer.
Naturalmente non è per questo che non ho scritto più qui - da quanto…? – un paio di mesi…
Né perché non mi sia capitato niente o non avessi neanche un secondo per scrivere. Non ho scritto perché è un impegno. Ti leggono in così pochi – risponderanno i miei più attenti lettori – che cavolo di impegno vuoi che sia?!
Eppure…
Mi è capitato di passeggiare per blog di sconosciuti che sciorinano sulle loro pagine tutti se stessi e mi è capitato di chiedermi quanto di se stessi ci sia davvero lì dentro.
Mi è capitato di visitare blog di gente appena conosciuta trovandoci belle cose, brutte cose, cose condivisibili, altre meno. Mi è capitato di voler fare un passo indietro perché invadere col passo pesante dei miei anfibi curiosi un mondo delicato mi pare un abominio, oltreché uno spreco. E mi pare uno spreco perché conoscersi è un arte, come la musica, la scrittura, il teatro e la poesia. E di tutte queste si sostanzia il conoscersi, se puoi guardare qualcuno negli occhi, ascoltare e poi ricordare il suono di una voce, il gesto di una mano…
Mi è capitato di fermarmi.
E chiedermi.
Scrivo qua sopra perché?

All’inizio fu il Verbo.
Il desiderio di verbalizzare pensieri, per la maggior parte scomposti.
Poi l’esercizio.
Quando ho adottato il paravento della storia raccontata (e se non capite a che mi riferisco, non starò qui a spiegarvelo…! J) allora è stato più facile (dentro di me. Solo lì!).
C’è il filtro e il filtro è teatro, come queste mie parole che non sono lampanti (come non lo sono stati post precedenti per cui parecchi amici mi hanno rimproverato) e non vogliono esserlo.
C’entra, in un qualche modo, forse malato, anche il desiderio di non banalizzare.
Perciò scusatemi, signori, ma questo sarà il mio quomodo di stare qui, in questa mia isola che non c’è…