martedì 17 luglio 2007

Manifesto (blogghistico)


Mi hanno cambiato il computer.
Naturalmente non è per questo che non ho scritto più qui - da quanto…? – un paio di mesi…
Né perché non mi sia capitato niente o non avessi neanche un secondo per scrivere. Non ho scritto perché è un impegno. Ti leggono in così pochi – risponderanno i miei più attenti lettori – che cavolo di impegno vuoi che sia?!
Eppure…
Mi è capitato di passeggiare per blog di sconosciuti che sciorinano sulle loro pagine tutti se stessi e mi è capitato di chiedermi quanto di se stessi ci sia davvero lì dentro.
Mi è capitato di visitare blog di gente appena conosciuta trovandoci belle cose, brutte cose, cose condivisibili, altre meno. Mi è capitato di voler fare un passo indietro perché invadere col passo pesante dei miei anfibi curiosi un mondo delicato mi pare un abominio, oltreché uno spreco. E mi pare uno spreco perché conoscersi è un arte, come la musica, la scrittura, il teatro e la poesia. E di tutte queste si sostanzia il conoscersi, se puoi guardare qualcuno negli occhi, ascoltare e poi ricordare il suono di una voce, il gesto di una mano…
Mi è capitato di fermarmi.
E chiedermi.
Scrivo qua sopra perché?

All’inizio fu il Verbo.
Il desiderio di verbalizzare pensieri, per la maggior parte scomposti.
Poi l’esercizio.
Quando ho adottato il paravento della storia raccontata (e se non capite a che mi riferisco, non starò qui a spiegarvelo…! J) allora è stato più facile (dentro di me. Solo lì!).
C’è il filtro e il filtro è teatro, come queste mie parole che non sono lampanti (come non lo sono stati post precedenti per cui parecchi amici mi hanno rimproverato) e non vogliono esserlo.
C’entra, in un qualche modo, forse malato, anche il desiderio di non banalizzare.
Perciò scusatemi, signori, ma questo sarà il mio quomodo di stare qui, in questa mia isola che non c’è…

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Non ho capito un pif...

Fanfulla

Anonimo ha detto...

bene! :)

stramma