mercoledì 2 aprile 2008

Accademia Pessoa

Ho deciso di fare un pò di "scouting comodo"! Nel senso che non potendo scoprire nessun nuovo talento inedito, almeno mi premurerò di segnalare libri/autori già editi ma poco conosciuti e ancora non osannati. Dunque qui non sentirete mai parlare (bene) di Baricco, Benni et similia.
Da un paio di giorni sto leggendo un romanzo intitolato "Accademia Pessoa" edito da Einaudi, autore Errico Buonanno. Giovane (ha quattro anni meno di me! GRRR), qualificato (fa editing per la Marsilio) e interessante (il suo romanzo, tra l'altro il suo terzo romanzo!, lo dimostra).

Cos'è l'Accademia Pessoa? Un'associazione i cui soci, delusi dai propri insuccessi letterari, hanno rinnegato la letteratura. Un'associazione di vendicatori...

A pag. 32 si legge:
"(...) sopra la sesta pagina dei maggiori quotidiani nazionali, era pubblicata la seguente nota: Cercansi amanti del caffé corretto, dei progetti infiniti, della sconfitta e dei libri interrotti. Viene costituita, nella città meno opportuna ai sogni di dominazione, l’accademia per naufraghi della letteratura Fernando Pessoa, che ha come scopi il vuoto a perdere e lo sperpero, il nulla e la scomposizione. Vogliamo inoltre la conquista di tutto il mondo letterario per distruggerlo, ma garantiamo che quest’ultima avverrà nel modo più pacifico e rassegnato mai possibile. Chiunque si riconosca nel nostro programma, chiunque odi i libri e abbia intenzione di aderire, è pregato di non rivolgersi a nessuno e lasciar fare al grande padre il Tempo, che lo sprofonderà nel nostro gorgo e finirà per trasformarlo nel più efficiente degli impiegati e nel più trascurabile degli uomini".

Insomma, un proclama contro la letteratura da parte di chi dalla letteratura era stato affascinato e deluso sopra ogni altra cosa. Un proclama contro la traditrice!
Poi gli associati passano all'azione (p. 33): "(…) si divertivano declamando ad alta voce i propri romanzi nel cassetto e si dicevano che, in fondo, non importava stabilire se la Pessoa avesse avuto davvero successo.
(…) Strizzavano l’occhio agli impiegati, abbandonavano edizioni economiche sulle panchine dei giardini. Chi lavorava in qualche casa editrice, andava avanti a rifiutare dattiloscritti come aveva sempre fatto, chi aveva spazio sui giornali elogiava romanzi mediocri e distruggeva quelli validi.
Essere parte del complotto significava semplicemente procedere per inerzia, seguire la massa, condurre una vita monotona e contribuire in qualche modo alla deriva inevitabile della letteratura universale. Il piccolissimo contabile Juan Monteiro, autore, tra l’altro, di un romanzone interminabile che non mancò di rimanere interminato, La sorte in banca (storia melodrammatica di uno scrittore che vede rifiutarsi ogni dattiloscritto dagli editori finchè non invia per errore i fogli della contabilità) così descrisse quei giorni eroici e inconcludenti (…)
".

Ma in questo romanzo - che è un giallo, avevo dimenticato di dirvelo?! - la letteratura non verrà distrutta... perchè come solo ciò che è davvero naturale, vitale, come ciò che possiede forza vitale in sè, sa fare, anche la letteratura e la scrittura sapranno rigenerarsi, trovare una strada per la sopravvivenza... e anche per la sopraffazione!
Un romanzo di vendetta, allora? difficile dirlo adesso, sono ancora a metà... lascio la suspance!

Intanto vi chiedo: Vi piacevano I Promessi Sposi? E vi piacerebbe leggerne il seguito? Buonanno se lo inventa, e riflette in questo modo sulla letteratura alta e bassa, sui prolifici e su chi non lo è sttao (come Manzoni), sulle intenzioni, i successi, gli insuccessi, i tentativi...
Come si fa a invidiare uno più giovane di te, se ha avuto una buona idea, si avvale di buone argomentazioni e di una scrittura solida, curata, acuta?
(PS: me lo chiedo io nei suoi confronti e se lo chiede anche lui per bocca dei suoi personaggi... Le risposte? L'ho detto: lascio la suspance!)


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